Ci sono giorni in cui credo di morire per un'overdose di soddisfazione.
Per comprendere a fondo un'opera surrealista bisogna innanzitutto chiarire la natura del movimento e il contesto culturale nel quale nasce il Surrealismo. Generalmente, infatti, l'atteggiamento artistico della seconda metà del Novecento rispecchia una netta e ineliminabile voglia di rompere i legami con il passato. Tutto ciò che riguarda la tradizione verrà perciò abbattuto, e le arti, non più regolate da canoni e regole ormai in vigore da tempo, subiranno un profondo rinnovamento riguardo la forma e i contenuti. In Dalì questo ragionamento assume un'ulteriore profondità, arrivando a toccare i limiti inesplorati dell'inconscio umano. I suoi dipinti infatti sono disseminati di immagini spesso inquietanti, popolati di metafore e figure simboliche. I surrealisti arrivano al concepimento dei propri soggetti attraverso il processo dell'associazione libera, secondo il quale esiste una serie di rimandi a partire da un impulso iniziale che inaugura una serie di elaborazioni, spesso deliranti e apparentemente insensate.
Ciò si denota nell' opera surrealista per anotnomasia, La Persistenza della Memoria, dove l'autore ci propone una profonda riflessione sullo scorrere del tempo a partire da un'osservazione empirica, ovvero la vista di un formaggio molle, il Camembert, la cui consistenza semimelliflua traspare l'intero palcoscenico. Potremmo infatti definire l'opera la teorizzazione pittorica del concetto di ipermolle riferita a un concetto, quello del tempo, che dovrebbe essere una costante, un "a priori", ma che invece appare nella tela smembrato e privo di consistenza. Questa concezione del tempo trova riscontro soprattutto nella filosofia moderna, particolarmente in H.Bergson, secondo cui la nostra percezione, filtrata attraverso l'emotività, rappresenta la vera durata di ciò che fino ad allora, da Hume in poi, era stata unicamente una grandezza misurabile e matematicamente valida.
Ciò viene inscenato da Dalì in una tela tanto aspra nel connubio tra i vari elementi quanto esteticamente elevata. Ad una prima analisi è innanzitutto forte la contraddizione paesaggistica. Da un lato la solidità del deserto, della figura vegetale smorta e degli scogli, in un'innaturale asimmetria. D'altra parte, la flaccidità degli orologi posti rispettivamente sul masso squadrato, sul ramo e sull'inquietante viso che riposa sulla sabbia.
La riflessione esistenziale però avvolge anche un significato più profondo, tematizzato in quello che possiamo definire un tòpos della pittura di Dalì, ovvero la presenza delle formiche, che in questo caso sono raffigurate nell'atto del corrodere un'orologio, diverso e solido rispetto agli altri. Qui emerge anche l'aspetto distruttivo del tempo, che consuma inesorabilmente ogni cosa, anche quelle che apparentemente sembrano più durature, in un brulicare di eventi lento e incessante. La tela è pervasa di un'ineluttabile irrazionalità (si noti la superficie in alto a sinistra, che a prima vista presenta la consistenza ed il colore del mare, ma in realtà, se si fa attenzione, è parte della distesa solida).
Dalì arriva a concepire qualcosa di improponibile nella realtà, impossibile da razionalizzare in alcun modo.
Dal formaggio è nata una speculazione filosofica. Il Surrealismo ha abbattuto tutto ciò che aveva alle spalle, eliminando ogni barriera spazio-tempo, astraendosi su basi empiriche.
Ci ha proiettati nei più reconditi siti della mente umana, ed ha scatenato in noi un'assurda e devastante facoltà immaginifica, che stordisce all'impatto, ma affascina eternamente.
Ciò viene inscenato da Dalì in una tela tanto aspra nel connubio tra i vari elementi quanto esteticamente elevata. Ad una prima analisi è innanzitutto forte la contraddizione paesaggistica. Da un lato la solidità del deserto, della figura vegetale smorta e degli scogli, in un'innaturale asimmetria. D'altra parte, la flaccidità degli orologi posti rispettivamente sul masso squadrato, sul ramo e sull'inquietante viso che riposa sulla sabbia.
La riflessione esistenziale però avvolge anche un significato più profondo, tematizzato in quello che possiamo definire un tòpos della pittura di Dalì, ovvero la presenza delle formiche, che in questo caso sono raffigurate nell'atto del corrodere un'orologio, diverso e solido rispetto agli altri. Qui emerge anche l'aspetto distruttivo del tempo, che consuma inesorabilmente ogni cosa, anche quelle che apparentemente sembrano più durature, in un brulicare di eventi lento e incessante. La tela è pervasa di un'ineluttabile irrazionalità (si noti la superficie in alto a sinistra, che a prima vista presenta la consistenza ed il colore del mare, ma in realtà, se si fa attenzione, è parte della distesa solida).
Dalì arriva a concepire qualcosa di improponibile nella realtà, impossibile da razionalizzare in alcun modo.
Dal formaggio è nata una speculazione filosofica. Il Surrealismo ha abbattuto tutto ciò che aveva alle spalle, eliminando ogni barriera spazio-tempo, astraendosi su basi empiriche.
Ci ha proiettati nei più reconditi siti della mente umana, ed ha scatenato in noi un'assurda e devastante facoltà immaginifica, che stordisce all'impatto, ma affascina eternamente.