Il Sole è Dio.
Nella notte del 16 Otobre 1934 un incendio si abbattè sulla Camera dei Lord e dei Comuni a Londra. Tra la gente, assiepata sulle rive del Tamigi, sconvolta per il terribile evento, vi era anche Joseph William Turner. L'artista rappresentò sul momento l'accaduto da varie angolazioni, spostandosi in barca da una riva all'altra del fiume. Ma ciò non bastava. Per rendere ancora più drammatico il contesto si introdusse nella folla, cercando di cogliere le singole espressioni e gli stati d'animo di ciascuno, di rendere al meglio l'attegiamento dell'uomo dinanzi alla forza distruttrice della natura. La carica del sublime qui assume una portata sconcertante: l'uomo è sbigottito e si sente impotente, ma nonostante il suo istinto lo induca a fuggire per rimanere in vita, egli è fatalmente attratto dalla morte. E ne ricava un piacere estetico addirittura superiore. Con quest'opera si rompe definitivamente il contatto artistico con il passato, sia dal punto di vista formale che contenutistico. Turner non intende rappresentare un ritratto della realtà (elemento tipico invece della tradizione), ma raffigurare sulla tela un'impressione istantanea, irreversibile e non più vivibile se non attraverso l'opera stessa. Ci riesce anche attraverso una raffinatissima preparazione artistica, dopo innumerevoli studi sul colore e sulla luce. In Turner la materia appare smembrata, dilaniata, ancor di più sul sito dell'incendio, dove non avremo davvero potuto scorgere nulla se un soffio di vento non avesse spostato per un secondo le fiamme, permettendoci di vedere in lontananza i resti dell'edificio. Se una volta il colore era semplicemente un ornamento, un elemento per "riempire" la forma, ora invece rompe i confini del contorno, invadendo lo spazio e essendone il vero protagonista. Possiamo delineare, in accordo con la teoria dei colori di Goethe, due tonalità fondamentali nel dipinto. Una tonalità fredda, che costituisce il cielo, l'acqua e il ponte in lontananza. Una tonalità calda che si oppone violentemente alla prima, che invece pervade di rosso i corpi delle persone sulla riva e l'alta colonna di fuoco in lontananza.
Il calore della luce era per Turner sinonimo di divinità, che egli pensava risiedesse nei raggi del sole o nelle fiamme ardenti. Per questo motivo elementi del genere occupano una posizione primaria in molte delle sue opere. Con grande stima lo definisce il critico britannico Ruskin "il più spontaneo traduttore degli umori della natura". Meno felicemente lo ricorda Monet. Perché? " Non ha disegnato abbastanza il colore e ne ha messo troppo".
Ma indiscutibili onori vanno senz'altro attribuiti al più significativo degli artisti britannici di tutti i tempi, ad un uomo temerario, curioso, intellettualmente vivace e appassionato. E alla sua magnifica opera.
16 oTTobre 1835!!!!!!
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